[a-strù-so]
Aggettivo
Concetto, spiegazione di difficile comprensione nella forma nella quale si presenta.
Dal latino “Abstrusus”, participio passato del verbo “abstrudĕre”, corrispondente a “spingere via, nascondere”.
Con il termine “astruso” si fa generalmente riferimento a un concetto, una spiegazione, una definizione difficilmente comprensibile nella forma nella quale si presenta, per via di un’eccessiva astrattezza dell’oggetto descritto o per l’elevato livello di sottigliezza con il quale è stata condotta la descrizione stessa. Nel dettaglio, “astruso” può essere un ragionamento senza capo né coda, una dottrina caratterizzata da dogmi superati e non più validi nel presente o una teoria.
Il termine può anche essere utilizzato con due sinonimi, seppur antiquati e desueti se paragonati al significato più profondo del termine: “recondito”, vale a dire inaccessibile o difficilmente accessibile, e “nascosto” (un concetto astruso è un concetto nascosto, complicato da intendere e comprendere). Traslato in forma di avverbio, “astruso” assume la terminologia specifica “astrusamente”, anch’essa generalmente poco utilizzata nel linguaggio comune.
Difficile, sibillino, enigmatico, misterioso, ermetico, oscuro, complicato, incomprensibile, inesplicabile, recondito, astratto.
Tutti più o meno adoperati nel quotidiano a seconda delle sfumature che si intendono conferire al proprio discorso.
Chiaro, comprensibile, evidente, semplice.
Il professor Bianchi ha enunciato la propria teoria in modo astruso, con il risultato che i suoi studenti, seppur preparati sul piano filosofico, non ne hanno compreso il succo.
Leggendo il trattato di Aristotele sulla “Politica” mi sono imbattuto in più di un termine astruso, e lo studio del testo è stato penalizzato da tali incomprensioni.
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